“Busiati”, “Tryia”, “Cannaruzzuni”, “Capiddu d’ancilu”, “Cùscusu”, “Maccarruna”, “Sciabò”. Sono solo alcuni dei nomi di pasta dialettali, provenienti da ogni parte della Sicilia, presenti al “PastaTrend” di Bologna: il primo salone dedicato alla pasta ed al mondo che le ruota attorno. Un universo di conoscenze, esperienze e sapori che da oggi confluiscono in un unico grande evento. Per dirla alla “Gaetano Basile”, noto scrittore e giornalista palermitano, “La prima vetrina di tutta l’Italia pastara”. Così introduce l’intervista uno dei protagonisti della giornata “made in Sicily” bolognese. Racconta che addirittura lo storiografo arabo Idrisi ebbe modo di conoscere gli spaghetti in Sicilia in uno dei suoi viaggi già nell’anno 1000. Non immaginando, naturalmente, il successo conseguito in tutta la penisola di questo succulento magma di acqua e farina. La Sicilia ha radici cerealicole veramente antiche e l’influenza dei numerosi popoli e culture hanno favorito una diversificazione alimentare davvero ampia. Come spiega Alberto Mazzone, responsabile alla comunicazione dell’Assessorato Agricoltura e Foreste della Regione Sicilia, tale evento si pone l’obiettivo di valorizzare l’intero comparto, sottolineando il concetto di “Qualità Globale”. Obiettivo che è stato raggiunto con il marchio “Pasta di Grano duro siciliano, qualità certificata” che rientra nell’ambito del progetto regionale “Implementazione di un sistema di certificazione per la pasta e il pane di grano duro siciliano” gestito dal Consorzio di Ricerca “Gian Pietro Ballatore” congiuntamente a produttori e trasformatori. Sono loro difatti il volano delle giornate al PastaTrend, con l’obiettivo in parte già raggiunto di sviluppare una filiera cerealicola integrata capace di trasformare i prodotti in valore, sinonimo di alta qualità. Un grano dalle caratteristiche uniche, a cominciare dalla quasi totale assenza di micotossine, sostanze molto pericolose per l’uomo. Tale salubrità è dovuta principalmente al clima secco dei periodi di raccolta ed al sole che riscalda i campi quasi tutto l’anno. Se a ciò aggiungiamo il “Sistema qualità e tracciabilità del grano duro” del Consorzio Ballatore, che consente di conoscere quali e dove siano le granelle dal contenuto proteico ideale per la produzione di pasta pari o superiore al 12-13%, possiamo dedurre che il comparto dei granicoltori può raggiungere ottimi risultati a livello mondiale, così riesce a sintetizzare Giuseppe Russo (del Ballatore n.d.r.). Gli ambasciatori di questo nobile progetto sono fra i più noti produttori di pasta, fra questi ricordiamo il Pastificio Valledoro, Tomasello, Bia, Antico Pastificio Colletti, Poiatti e Molini del Ponte. Non potevano di certo mancare i condimenti, una grande varietà sui banchi della saccense Villa Reale, “ben lontani dai tempi in cui si usava consumare la pasta come condimento con le carni, con il pesce, esattamente come fanno ancor oggi in Francia in Germania. Più tardi quando la miseria rese effettivamente care le carni ed il pesce, quello che era un contorno venne servito come profumo di carne e pesce. Ecco la nascita delle salse. La tryia generalmente veniva servita o con un filo d’olio o “Saliata” cioè condita con una spruzzata di formaggio, messa con la stessa parsimonia con cui si mette il sale” così conclude Gaetano Basile il suo intervento al “keep in touch Sicilia” evento culinario presentato in collaborazione del Club degli chef Palermitani Giuseppe Dell’Oglio e Antonino Tantillo per la valorizzazione dei prodotti siciliani. Un menù tradizionale spiegano gli chef presenti all’evento bolognese. Sembrava di aver riaperto le preziose pagine del “Liber de arte coquinaria” scritto dal sapiente cuoco Maestro Martino vissuto intorno alla metà del XV sec.
Riccardo Guzzardo
Fonte: LiveSicilia.it
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