Il
Comitato interprofessionale composto dai rappresentanti degli Ordini
delle professioni tecniche (Agronomi, Architetti, Geometri, Geologi e
Ingegneri) si arricchisce del contributo del Collegio provinciale dei
Periti agrari e nella giornata di ieri ha consegnato un fascicolo che in
200 pagine circa riassume ed evidenza le “discrepanze” più grossolane
contenute nel Piano paesaggistico provinciale. Per citarne una a titolo
d'esempio: un canalone in cemento armato in territorio di Caltabellotta
vincolato come torrente. A ricevere il documento illustrato dai tecnici
presenti è stato il dirigente generale del Dipartimento per i Beni
culturali, Salvatore Giglione, che si è impegnato a studiarlo per poi
relazionare in merito all'assessore, allo scopo di capire quali azioni
porre in essere per “correggere” il Piano. Il fascicolo contiene una
sorta di sunto delle osservazioni, prodotte per ogni centro
dell'Agrigentino, in cui sono evidenziati quegli errori dovuti alla
mancanza di conoscenza del territorio e di “verifica” del reale stato
delle cose, da cui scaturisce una cattiva aderenza alle esigenze dei
vari ambiti interessati dal Piano paesaggistico. “Accettiamo con favore
l'adesione del Collegio provinciale dei Periti agrari che potranno di
certo contribuire con efficacia fornendo, per le proprie competenze
specifiche, il punto di vista di chi opera nel comparto agricolo. Per
noi il Piano va ritirato, ma rimaniamo aperti a ogni forma di
collaborazione: e se questo vuol dire modificarlo, occorre che le
correzioni vengano apportate in maniera puntuale perché così com'è è
insostenibile – ha ribadito Massimiliano Trapani, presidente dell'Ordine
provinciale degli Architetti -. A causa delle norme di salvaguardia che
dal Piano scaturiscono e della loro funzione vincolistica, si determina
come più volte sottolineato dal Comitato una paralisi dei territori
senza ulteriori vantaggi in termini di salvaguardia, di sviluppo né di
ritorno economico o di crescita. Inoltre, vogliamo scongiurare un danno
economico per la Regione perché allo stato attuale qualunque ricorrente
vincerebbe un ricorso al Tar e l'Ente dovrebbe risarcirlo per il danno
subito”. Per Domenico Terlizzese, presidente del Collegio provinciale
dei Periti agrari, è “a tutela dell'imprenditoria agricola,
(l'agricoltura con il suo +9% è un traino per l'economia in Sicilia), e
per la salvaguardia del territorio che si è reso necessario partecipare
ai tavoli tecnici e dare man forte al Comitato interprofessionale. È
giusto ci siano delle regole, ma intendiamo contribuire alla
realizzazione delle modifiche al Piano perché rispecchi le esigenze dei
territori che sono vasti e vanno verificati in loco, e non presi in
esame attraverso una cartografia che risale addirittura agli anni '80.
L'ambito agricolo è molto penalizzato dal Piano paesaggistico e dalle
sue restrizioni – ha spiegato Terlizzese -. In alcune zone non è
possibile ristrutturare la viabilità seppure sia preesistente. In altre
zone è vietata la realizzazione di serre, specialmente nella zona di
Sciacca e Licata, così come sul litorale palmese: zone vocate per la
serricoltura da tempo, ed i cui prodotti, di alta gamma, hanno anche un
marchio Dop. Con questi vincoli si determina un ulteriore colpo al
settore agricolo che già vive le difficoltà dovute all'abbandono di
terreni, al dissesto idrogeologico e ad altre cause. Quindi regole si,
ma secondo le reali situazioni e necessità del territorio”.
Fonte: Corriere di Sciacca
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